Si è tenuto questa mattina, presso l’Auditorium Gaber di palazzo Pirelli a Milano, il convegno “I social (media) che vorrei: pillole deontologiche e funzione informativa”, promosso dal Gruppo di lavoro Uffici stampa della Conferenza in collaborazione con il Consiglio regionale della Lombardia.
“La rivoluzione digitale ha messo e mette la professione giornalistica in grave difficoltà – ha dichiarato Federico Romani, Presidente del Consiglio regionale della Lombardia – Ma non è un ‘nemico’ da combattere, rappresenta piuttosto una sfida professionale affascinante e un’opportunità di accedere a nuove forme di racconto.
La verifica delle notizie, sempre più importante nella stagione delle fake news, oggi rappresenta la sfida più impegnativa per gli organi di stampa. Una sfida che dobbiamo vincere perché un’informazione corretta e autorevole è necessaria per la vita democratica del Paese.
Penso che la sfida di oggi sia quella di fare un giornalismo che possa essere giusto, che rispetti tutti, il politico e anche l’utente e che sia anche interessante da leggere. Il digitale è un’opportunità da cogliere per comunicare a un pubblico più vasto, per raggiungere anche quei cittadini che non si sentono coinvolti come una volta.”
“La nascita dei social media e la loro enorme diffusione hanno comportato cambiamenti radicali nelle pratiche di vita quotidiane degli esseri umani e nelle relazioni con le altre persone, dando vita ad una serie di nuove opportunità, – ha dichiarato Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio regionale del Veneto e Coordinatore della Conferenza – ma allo stesso tempo di pericoli e problematiche legate ad essi, come le fake news, il cyberbullismo e il fenomeno delle eco chambers, solo per citarne alcuni: insomma, non c’è solo un problema generale di etica quando i social arrivano a istigare comportamenti o atti dagli esiti drammatici.
Se chi acquistava un giornale aveva ben chiara l’area politica o l’immaginario di riferimento, non tutti gli internauti sono consapevoli che la loro stessa esperienza in Rete è limitata, limitante e soggetta a forme diverse di filtraggio: pensate anche solo alle potenzialità di manipolazione della realtà con l’uso disinvolto dell’intelligenza artificiale.
L’unica via etica che mi sento di indicare sta nella formazione: formazione, educazione, e riscoperta di alcune virtù intellettuali come l’apertura mentale, la prudenza intellettuale, il coraggio intellettuale e l’umiltà intellettuale come fattore preventivo e protettivo rispetto a fenomeni come le fake news e le eco chamber.”