«La parità di genere si costruisce con l’educazione nelle scuole e nei vari contesti educativi, e con una coscienza critica che non può non partire dalle Istituzioni. Per questo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è l’occasione non solo e non tanto per contare il numero di femminicidi, ma per assumersi una responsabilità, individuale e collettiva, che rimetta al centro dell’attenzione un tema che è una vera emergenza della modernità, una ferita aperta e profonda del nostro Paese.

A rendere l’idea dell’emergenza ci sono i numeri: 77 i femminicidi nel 2025 in un crescendo di cruenza, mancata consapevolezza e un atteggiamento giustificativo che diventa quasi permissivo.

A questo si affianca un ulteriore dato: l’Italia è l’ultimo Paese dell’Unione europea per gender gap lavorativo tra uomini e donne. Inaccettabile che in alcune aree d’Italia, solo una donna su tre in età da lavoro abbia un’occupazione, e che la media italiana sia di una donna su due.

Il tema dell’autonomia e dell’indipendenza economica si intreccia intrinsecamente con quello della violenza, perché una donna sottopagata o che non percepisce reddito, non sarà mai una donna libera di denunciare l’uomo violento con cui spesso vive.

Il tema della violenza sulle donne è un tema che non appartiene ad una fascia di età, ad un ceto sociale, ad una appartenenza politica o ad un’etnia specifica. È un fenomeno culturale e sociale che taglia come una lama la comunità in cui viviamo, e da cui dobbiamo proteggerci e tutelarci con l’arma da sempre più potente: la cultura, e nel campo di battaglia più delicato: la scuola.»

Così Sarah Bistocchi, Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria e delegata al Coordinamento per le Pari opportunità e la Rappresentanza di Genere della Conferenza.

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